Nicola Tonelli al Vapore
- Alberto Cagnin
- 22 mag
- Tempo di lettura: 4 min
Marghera, 22 maggio 2025

Playlist by Nicola Tonelli
La leva calcistica della classe '68
(Francesco De Gregori, 1980)
Sole sul tetto dei palazzi in costruzione,
sole che batte sul campo di pallone,
e terra e polvere che tira vento e poi magari piove.
Nino cammina che sembra un uomo,
con le scarpette di gomma dura,
dodici anni e un cuore pieno di paura.
Ma Nino non aver paura di sbagliare un calcio di rigore
non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore,
un giocatore lo vedi dal coraggio,
dall'altruismo e dalla fantasia.
E chissà quanti ne hai visti e quanti ne vedrai,
di giocatori tristi che non hanno vinto mai,
ed hanno appeso le scarpe a qualche tipo di muro
e adesso ridono dentro al bar.
E sono innamorati da dieci anni
con una donna che non hanno amato mai.
Chissà quanti ne hai veduti, chissà quanti ne vedrai.
Nino capì fin dal primo momento,
l'allenatore sembrava contento
e allora mise il cuore dentro alle scarpe
e corse più veloce del vento.
Prese un pallone che sembrava stregato,
accanto al piede rimaneva incollato,
entrò nell'area, tirò senza guardare,
ed il portiere lo fece passare.
Ma Nino non aver paura di tirare un calcio di rigore
non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore,
un giocatore, lo vedi dal coraggio, dall'altruismo e dalla fantasia
Il ragazzo si farà, anche se ha le spalle strette
Quest'altr'anno giocherà, con la maglia numero sette.
Piazza Grande
(Baldazzi-Bardotti, Dalla-Ron, 1972)
Santi che pagano il mio pranzo non ce n'è
sulle panchine in Piazza Grande
ma quando ho fame di mercanti come me
qui non ce n'è.
Dormo sull'erba, ho molti amici intorno a me:
gli innamorati in Piazza Grande
dei loro guai, dei loro amori tutto so,
sbagliati e no.
A modo mio
avrei bisogno di carezze anch'io.
A modo mio
avrei bisogno di sognare anch'io.
Una famiglia vera e propria non ce l'ho,
e la mia casa è Piazza Grande.
A chi mi crede prendo amore e amore do,
quanto ne ho.
Con me di donne generose non ce n'è,
rubo l'amore in Piazza Grande
e meno male che briganti come me
qui non ce n'è.
A modo mio
avrei bisogno di carezze anch'io,
avrei bisogno di pregare Dio,
ma la mia vita non la cambierò mai, mai
A modo mio
quel che sono l'ho voluto io.
Lenzuola bianche per coprirmi non ne ho,
sotto le stelle, in Piazza Grande
e se la vita non ha sogni, io li ho
e te li do.
E se non ci sarà più gente come me
voglio morire in Piazza Grande
tra i gatti che non han padrone come me,
attorno a me.
A modo mio quel che sono l'ho voluto io (fading)
Autogrill
(Francesco Guccini, 1983)
1. La ragazza dietro al banco mescolava birra chiara e Seven-up,
e il sorriso da fossette e denti era da pubblicità,
come i visi alle pareti di quel piccolo autogrill,
mentre i sogni miei segreti li rombavano via i TIR.
2. Bella, d'una sua bellezza acerba, bionda senza averne l'aria,
quasi triste, come i fiori e l'erba di scarpata ferroviaria;
il silenzio era scalfito solo dalle mie chimere,
che tracciavo con un dito dentro ai cerchi del bicchiere.
3. Basso il sole all'orizzonte colorava la vetrina
e stampava lampi e impronte sulla pompa da benzina;
lei specchiò alla soda-fountain quel suo viso da bambina
ed io... Sentivo un'infelicità vicina.
1. Vergognandomi, ma solo un poco appena, misi un disco nel juke-box
per sentirmi quasi in una scena di un film vecchio della Fox,
ma per non gettarle in faccia qualche inutile cliché
picchiettavo un indù in latta di una scatola di tè.
2. Ma nel gioco avrei dovuto dirle: "Senti, senti io ti vorrei parlare...",
poi prendendo la sua mano sopra al banco: "Non so come cominciare,
non la vedi, non la tocchi oggi la malinconia,
non lasciamo che trabocchi: vieni, andiamo, andiamo via."
3. Terminò in un cigolio il mio disco d'atmosfera,
si sentì uno sgocciolio in quell'aria al neon e pesa,
sovrastò l'acciottolio quella mia frase sospesa,
ed io... Ma poi arrivò una coppia di sorpresa.
2. E in un attimo, ma come accade spesso, cambiò il volto d'ogni cosa,
cancellarono di colpo ogni riflesso le tendine in nylon rosa,
mi chiamò la strada bianca, "Quant'è?" chiesi, e la pagai,
le lasciai un nickel di mancia, presi il resto e me ne andai.
Un giorno credi
(Trampetti-Bennato, 1973)
Un giorno credi di essere giusto
e di essere un grande uomo.
In un altro ti svegli e devi
cominciare da zero.
Situazioni che stancamente
si ripetono senza tempo.
Una musica per pochi amici,
come tre anni fa.
A questo punto non devi lasciare,
qui la lotta è più dura, ma tu
se le prendi di santa ragione
insisti di più.
Sei testardo, questo è sicuro,
quindi ti puoi salvare ancora.
Metti tutta la forza che hai
nei tuoi fragili nervi.
Quando ti alzi e ti senti distrutto
fatti forza e vai incontro al tuo giorno.
Non tornar sui tuoi soliti passi,
basterebbe un istante.
+ 1 tono
Mentre tu sei l'assurdo in persona,
e ti vedi già vecchio e cadente
raccontare a tutta la gente
del tuo falso incidente.
Mentre tu sei l'assurdo in persona,
e ti vedi già vecchio e cadente
raccontare a tutta la gente
del tuo falso incidente...
Grazie!
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