Sono molti gli spunti che offre l'anno di prova, in qualche modo ti costringe a fare il punto della situazione con il curriculum formativo e il bilancio iniziale delle competenze, poi ti fa frequentare - anche a distanza, non ci siamo fatti mancare niente - un paio di laboratori e ti fa scrivere relazioni conclusive per tracciare un bilancio e per delineare i tuoi bisogni formativi.
Pensare alla tua vita professionale ti costringe - ma questo verbo in realtà è sbagliato - ti aiuta a fermarti, a pensare, a non andare alla stessa velocità di altri. A volte devi accelerare, altre volte devi rallentare, perché il tuo respiro sia regolare e funzionale al tuo passo. Nonostante a volte io abbia avuto la sensazione di stare dentro alla gabbia del criceto - e il criceto ero io in compagnia di colleghi altrettanto agitati - posso dire con fermezza che questa (ennesima) prova professionale mi ha aiutato a crescere, a diventare più consapevole, ad essere più saggio, aperto, disponibile a dare un piccolo contributo a questa mai finita costruzione che è la nostra amata scuola. Come la cattedrale di Gaudi, la scuola è una costruzione imponente ma, a guardare bene, assieme alle torri svettano le gru, quasi a ricordare che le grandi opere umane non sempre hanno un termine, anzi; il grande genio catalano sembra suggerire che il senso di incompiutezza - e in fondo di imperfezione - regala un fascino misterioso a chi lo sperimenta... è un po' come la vita, sempre imperfetta, ma a cui vogliamo tutti rimanere appiccicati.
Così ho raccolto le riflessioni in questa presentazione online, e nel relativo PDF scaricabile - "Un anno scolastico che ricorderemo", che si può leggere a spicchi, a salti, anche non leggere, come volete. In fondo è solo il mio video-diario dell'anno di prova. Qualcosa che si può di sicuro perfezionare.
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