Lettera alla classe 3B
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Oggi, 3 giugno 2019, ultima proposta dell’anno. Cosa dite? Ci scriviamo una lettera, senza traccia, a mano e a mente libera? La proposta, neanche a dirlo, è accolta e tutti si mettono a scrivere.
Non è una novità per me. Avete sempre accolto le mie proposte con interesse e in molti casi con entusiasmo, vi siete lasciati coinvolgere con curiosità e in molti casi con desiderio di approfondire. Per me questa 3B è stata una delle migliori classi con cui io abbia lavorato, siamo andati quasi sempre d’accordo; sì, certo, qualche volta qualcuno mi faceva arrabbiare perché non faceva la sua parte di lavoro a casa, o perché dimenticava il materiale, ma con voi la campanella arrivava sempre troppo presto!
A proposito di arrabbiature, non so perché mi arrabbio ancora - anzi, sempre di più - se qualcuno non fa la sua parte. Forse perché mi rendo conto ormai che ognuno dovrebbe fare la sua parte per migliorare se stesso e il mondo, e io stesso a volte mi dimentico di questo e rimpiango il tempo perduto e le azioni mancate. Ecco, è questo che mi fa arrabbiare.
Però voi mi avete regalato tanta speranza, e Vi ringrazio. Vi ringrazio per il vostro impegno, per la dedizione, per la continuità, per l’originalità che mi avete dimostrato in questi tre anni scolastici. Ma vi ringrazio anche per l’imprevedibilità e la simpatia che sapete comunicare, perché non è mai scontato scoprire che sei sorpreso positivamente dagli altri. Ecco, è questo che mi piace.
Siete stati sempre bravi a dimostrare che siete capaci di andare d’accordo, o comunque non avete mai ingigantito di fronte a me le piccole grandi turbolenze che accompagnano i vostri anni di adolescenti in crescita verso la maturità, l’equilibrio, la consapevolezza, l’autoregolazione, l’autocontrollo. Bravi. Forse - anzi sicuramente - anche più bravi di tanti adulti che la maturità, l’equilibrio, la consapevolezza, ecc., dimostrano di averli ma solo a parole. Nei fatti, invece, sono litigiosi e puntigliosi, vogliono vincere senza sognare, arrendendosi a logiche sbagliate e irrispettose. Ho imparato da voi. Mi avete insegnato qualcosa di importante. Ecco, è anche questo che mi piace.
Accettate e abbracciate l’idea che ognuno di voi è un patrimonio dell’umanità; avete tutti i diritti di essere difesi e ammirati, come le Dolomiti, l’Orto Botanico di Padova o i Sassi di Matera. Non lo dico per chissà quale convinzione, ma perché avete dimostrato di essere ricchi e originali, dentro; e proprio dentro di voi ci sono le cose migliori, che dovete conservare, preservare, difendere: i vostri sogni, i vostri progetti, il vostro amore per l’arte, per la musica, per le scienze, per le parole, per la danza, per i numeri, per le forme, per il movimento, per le vostre amiche e i vostri amici. Dentro di voi ci sono anche le vostre paure e i vostri dubbi: non banalizzateli mai, non siate superficiali nel liquidarli come intralci o come segni di debolezza o fragilità, perché avete sempre dimostrato attenzione e maturità nel considerare pericolosa qualunque cosa potesse mettere a repentaglio la vostra interiorità. Siete saggi, insomma, ed è anche questo che mi piace.
Ecco, sto incominciando a darvi consigli. Non preoccupatevi, non vi voglio annoiare. Sapete benissimo che cosa fare, come dice “La storia” di Francesco De Gregori: “è la gente che fa la storia, e quando si tratta di scegliere o di andare, te la ritrovi tutta con gli occhi aperti, che sanno benissimo cosa fare”. Quindi so che non vi lascerete andare, che non vi butterete via, che non disperderete il tesoro che avete dentro. So che vi impegnerete perché siete tutti meravigliosamente vincenti, e il vincente, come dice Nelson Mandela, è un sognatore che non si è mai arreso. Bene, avrei ancora molte cose da dirvi, ma penso che ci siamo capiti, come abbiamo sempre cercato di fare in questi tre anni, vi ringrazio ancora per avere camminato con me, quasi sempre volentieri, su questo tratto di strada.
3 giugno 2019
Il vostro professore di inglese
Alberto Cagnin
Lettera alla classe 3D
Eccoci qua. Dopo del tempo passato insieme, dopo tanto navigare a vista, piccolo cabotaggio, tempeste di neve e scoperte incredibili, ho avuto la sensazione che molti di voi avrebbero avuto piacere di scrivere o scrivermi qualcosa su questi tre anni.
Vi osservo. C’è chi si è tuffato letteralmente dentro al foglio di carta, c’è chi chiacchiera amabilmente con il compagno, chi sorride e chi aspetta che arrivi l’ispirazione. Siete stati importanti per me. Con voi e grazie a voi sono migliorato. Sono stati tre anni intensi, densi di preoccupazioni, ora ormai lontane, e gratificazioni, direi - forse meglio - speranze. Insegnare significa lasciare un segno, e credo di avere ancora tanto da imparare in questo senso. In un certo modo mi sono sentito sfidato da voi a lasciare un segno del mio passaggio nei vostri personali e originali tratti di strada. Per questo oggi mi sento migliore. Facendo un consuntivo alla fine di questo percorso triennale, mi verrebbe da dire che la 3D è stata una classe poco unita, a volte sfilacciata, poco disponibile a mettersi in gioco, poco coraggiosa nello scommettere su voi stessi.
Ma se vi guardo ad uno ad uno, provo un sentimento di affetto e vicinanza che è cresciuto inesorabilmente fin dal primo giorno che vi ho conosciuto. Siete ricchi e unici, sempre sorprendenti, e mi piacerebbe che voi riusciste a mantenere queste caratteristiche. Mi preoccupa un po’, oggi ve lo devo dire, la vostra difficoltà a mettere in gioco le certezze che sembrano alla vostra età granitiche e le paure che sembrano a tutte le età insormontabili. Ma mettersi in gioco significa accettare di tuffarsi nel gioco della vita, vivendo con consapevolezza le proprie giornate e accettando di incontrare qualche scoglio da superare.
Per me sentirsi liberi significa accettare la propria storia e navigare con fiducia. In fondo, che cosa ci può succedere? La cosa migliore che abbiamo siamo noi stessi, e guardandovi, conoscendovi, non può che essere così. Siamo noi che possiamo cambiare le cose, migliorare il mondo, o peggiorarlo. Voi sapete benissimo che cosa dovete fare, come dovete essere, il vostro cuore ve lo dice. Bisogna ascoltarlo. Lasciargli un po’ di spazio, togliendo qualche interferenza che disturba la ricezione. Ecco, questo vorrei che succedesse sempre. Trovare lo spazio per ascoltare e ascoltarsi.
Io vi ringrazio: la mia prima preoccupazione come insegnante è stata la grammatica o le abilità linguistiche; ma l’atteggiamento più importante che mi avete provocato a tirare fuori è stato il dare spazio a voi e ai vostri pensieri. Non sempre sono stato bravo a capire che i paradigmi dei verbi irregolari o la -s alla terza singolare del present simple è meno importante di quello che si prova dentro, vi ho già detto che ho ancora tanto da imparare. Ma anche voi imparerete a fare i conti con il senso di responsabilità, che a volte è un macigno difficile da smuovere.
Bene, avrei tante cose da dirvi ancora, ma penso che non serva, penso che ci siamo capiti, come abbiamo sempre provato a fare in questi tre anni di cammino. Vi dico solo un’ultima cosa: spesso, ho avuto la sensazione che avere solo tre ore alla settimana con voi mi abbia un po’ penalizzato. E volete sapere perché? Beh, forse sempre sarà esagerato ma… questo avverbio di frequenza oggi ci sta proprio bene… perché mi è sempre piaciuto stare dentro in classe con tutti voi.
4 giugno 2019
Il vostro professore di inglese
Alberto Cagnin