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In questi giorni vicini alla Giornata della Memoria e del Ricordo, 27 gennaio e 10 febbraio, mi capita di pensare a "A Hard Rain's A-Gonna Fall" di Bob Dylan, e di parlarne ai miei studenti che stanno affrontando, come da programma, il present perfect. Questi ragazzi di 13 anni sono invitati a ricercare in questo brano le forme del present perfect, cercando di capire il significato, riconoscendo con alterne fatiche il paradigma dei vari verbi irregolari utilizzati da Dylan. Compiono in pratica un lavoro di tipo compilativo, pensando giustamente di svolgere un'attività finalizzata a consolidare le loro conoscenze grammaticali della lingua inglese. Ma poi arriva il momento della contestualizzazione del brano, e dell'esperienza di ascolto a cui nessuno di noi è più abituato: affrontare il testo e ascoltare una canzone "noiosa" che supera i sette minuti. Accettate anche voi la sfida e partite per questo breve ma intenso viaggio dilaniano.

1963. Il ventiduenne Bob Dylan, futuro premio Nobel 2016 per la Letteratura, era arrivato da una manciata di mesi a New York dall'università del Minnesota con una chitarra e pochi dollari in tasca. All'epoca della crisi cubana, che aveva messo a repentaglio la vita del pianeta, il giovane Bob cantava nei locali del Greenwich Village, giusto per alzare qualche dollaro. Chi lo ascoltava, ne percepiva la grandezza e la capacità di generare, con inedito linguaggio, immagini ed emozioni in musica. Bob aveva già pubblicato l'anno prima un album con canzoni della tradizione folk americana, e con un brano originale dedicato al suo ispiratore Woody Guthrie; ora, si apprestava ad incidere il suo secondo album, "The Freewheelin' Bob Dylan", che lo avrebbe definitivamente consacrato al più interessante e originale menestrello folk dei primi anni Sessanta, e lo avrebbe esposto ai rischi di rappresentare più di quanto lui stesso volesse essere. Dylan ha sempre evitato di riconoscersi portabandiera o tamburino di chissà chi, e soprattutto non ha mai voluto che gli venissero affibbiate delle etichette che lo ingabbiassero in qualche definizione. Bob Dylan è un poeta moderno, non appartiene a nessuno perché è un essere speciale che vola indifferente sopra i retaggi e i pregiudizi.
Il brano, che utilizza la struttura della ballata medievale scozzese Lord Randall, è un vero e proprio viaggio negli inferi della storia della nostra umanità , intessuta di cattiveria, violenza, sopraffazione, intolleranza, guerra e fanatismo.
Oh, dove sei stato, figlio dagli occhi azzurri ?
Oh, dove sei stato, mio caro ragazzo ?
Ho inciampato sul fianco di dodici montagne nebbiose
ho camminato e strisciato su sei strade tortuose
sono entrato in mezzo a sette tristi foreste
sono stato di fronte a dodici oceani morti
sono stato inghiottito per diecimila miglia nella bocca di un cimitero
e una dura, una dura, una dura, una dura,
una dura pioggia verrÃ
Qualunque madre può fare questa domanda al ritorno del proprio figlio, ma il figlio spiazza sia la madre che noi, dando una serie di risposte che ci proiettano in un mondo desolato; l'ambientazione è da film horror, la conclusione della strofa ci lascia una profezia per niente rassicurante.
Oh, cosa hai visto, figlio dagli occhi azzurri ?
Oh, cosa hai visto, mio caro ragazzo ?
Ho visto un neonato circondato dai lupi
una strada di diamanti e non c’era nessuno
un ramo nero ed il sangue che scendeva
una stanza con soldati e coltelli sanguinanti
ho visto una scala bianca sprofondare nell’acqua
diecimila persone con le lingue spezzate
ho visto spade affilate nelle mani di un bambino
e una dura, una dura, una dura, una dura
una dura pioggia verrÃ
I luoghi si trasformano in visioni. Visioni che, come una serie di incubi, mi inseguono e non mi danno tregua nell'incalzare dei versi. L'ascolto non è per niente rilassato. Comincia a mancarmi l'ossigeno, anche perchè la mamma preoccupata incalza con un altro paio di domande.
e cosa hai udito, figlio dagli occhi azzurri ?
e cosa hai udito, mio caro ragazzo ?
il fragore di un tuono, come avvertimento
ho udito il boato di un'onda che può sommergere il mondo
ho udito cento tamburini con le mani bruciate
diecimila sussurri e nessuno che ascolta
tanta gente che ride, una persona che muore
la canzone di un poeta lasciato morire nello scolo
ho sentito un pagliaccio piangere nel vicolo
e una dura, una dura, una dura, una dura
una dura pioggia verrÃ
I suoni sono sinistri. Il tuono che manda avvertimenti, lo tsunami atomico, l'indifferenza al dolore. Sale il senso di repulsione, mi viene in mente Peppino Impastato, penso ai diecimila sussurri che hanno chiesto aiuto e io che mi sono girato dall'altra parte. Penso a chi ha detto che chi piega la testa muore ogni giorno. Sale il senso di repulsione per questi stessi versi, voglio alzarmi e andare via, ma la madre vuole sapere ancora.
Oh, chi hai incontrato, figlio dagli occhi azzurri ?
Chi hai incontrato, mio caro ragazzo ?
Ho incontrato un bambino accanto a un pony morto
un uomo bianco a passeggio con un cane nero
una giovane donna il cui corpo bruciava
ho incontrato una ragazza, mi ha dato un arcobaleno
ho incontrato un uomo ferito in amore
ho incontrato un altro uomo ferito dall’odio
e una dura, una dura, una dura, una dura
una dura pioggia verrÃ
L'incontro. E' l'incontro che fa la differenza. La vita è l'arte dell'incontro. Ci sono incontri carichi di mestizia, altri incontri sono surreali, aridi, come l'immagine fin troppo esplicita dell'uomo bianco che porta a spasso un cane nero; ma altri incontri possono essere decisivi, come quello della ragazza che mi regala un arcobaleno: è il primo verso che accende una luce in questo viaggio oscuro e infernale. Forse c'è speranza, anche se sappiamo tutti quanto l'amore possa ferire e trasformarsi in odio, però l'amore esiste. E la madre a questo punto non molla, vuole sapere che cosa succederà adesso. Che cosa succederà adesso?
Oh, e cosa farai adesso, figlio mio dagli occhi azzurri ?
Oh, cosa farai adesso, mio caro ragazzo ?
Tornerò indietro prima che la pioggia inizi a cadere
camminerò nel profondo della più profonda foresta nera
dove le persone sono tante e le loro mani sono del tutto vuote
dove le pillole di veleno stanno sommergendo le loro acque
dove la casa nella valle si incontra con l’umida sporca prigione
dove il volto del carnefice è sempre ben nascosto
dove la fame è brutta, dove le anime sono dimenticate
dove nero è il colore, dove niente è il numero
e lo racconterò e lo dirò e lo penserò e lo infonderò
e lo rifletterò dalla montagna così che tutte le anime possano vederlo
poi starò sull'oceano finchè non comincerò ad affondare
ma saprò bene la mia canzone prima che inizi a cantare
ed è una dura, ed è una dura, ed è una dura, ed è una dura
è una dura pioggia che cadrÃ
L'ultima strofa rappresenta il grande riflettore che finalmente illumina l'abisso; ovunque si troverà , il nostro giovane eroe non si volterà da un'altra parte, accetterà di buon grado il destino di trovarsi anche nelle condizioni più disagevoli, proponendosi sempre e comunque come il riflesso di qualcosa di bello che egli stesso ha ricevuto. Che sia proprio l'arcobaleno di quella ragazza?
E allora.... di che cosa voglio essere il riflesso? Qual è il migliore arcobaleno che io possa regalare a chi incontro? Sono domande e messaggi che questi studenti accolgono con un misto di entusiasmo, fermezza e inquietudine. La memoria e il ricordo hanno valore solo se provoca in noi un senso di cambiamento che ci faccia camminare verso il futuro di un'umanità più buona e rispettosa.
Ogni giorno, ma soprattutto il 27 gennaio e il 10 febbraio di ogni anno, noi adulti abbiamo la responsabilità di ricordare e fare memoria, per infondere in loro il coraggio del cambiamento, la fiducia e la speranza per un mondo migliore.
"A Hard Rain's A-Gonna Fall" lyrics