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Lucio Dalla - il pensiero e l'azione.
La prima volta che ho ascoltato una canzone di Lucio Dalla è stato in un maso trentino, a Pieve Tesino. C’era un ragazzo che cantava al pianoforte Piazza Grande. Non ricordo il suo nome, avrò avuto circa 10 anni, e nella mia ingenuità di bambino pensavo che quel ragazzo fosse l’autore della canzone…
La seconda volta che ho ascoltato una canzone di Lucio Dalla è stato in un negozio di dischi a San Marino, quattro o cinque anni dopo; ero in gita con la parrocchia, la canzone era Com’è profondo il mare, mi sono fermato ad ascoltare il pezzo, gli accordi di quella chitarra non ne volevano sapere di farmi uscire da quel negozio. Ci ho messo un po’ a ritrovare il gruppo.
Mi sono sempre tanto piaciute le sue canzoni. Quelle scritte da Roversi erano simpatiche e bizzarre, già avanti, già fuori dalla contemporaneità. Originali nel testo e nella musica, le canzoni del ‘dopo Roversi’ non sono state altro che una logica e voluta immersione nella sua anima per dare il meglio di se stesso e per raccontare di noi.
I pezzi che amo di più sono Com’è profondo il mare, Cara, Futura, Camion, L’altra parte del mondo, Apriti cuore, ma come non citare Anna e Marco, Notte, Stella di mare, La strada e la stella.
E’ amore incondizionato. Non chiedetemi perché. Il modo di scrivere canzoni è spesso criptico ma, dopo averlo ascoltato, Lucio non mi lascia mai in uno stato ipnotico e passivo, piuttosto mi diverte e mi affascina, spingendomi ad indagare sia sulla lirica che nell’architettura armonica del brano, spesso arricchita dalla più svariata gamma di sonorità che arricchisce le sue produzioni.
Forse uno dei brani più criptici di Lucio Dalla è Com’è profondo il mare. Ipotizzo che sia una canzone sul pensiero. Che cosa rappresenta il mare? Il mare è il pensiero. Questa è una canzone che si è sottilmente insinuata nel mio modo di vedere le cose: verso la fine della canzone ti arrendi ad una inesorabile progressione che unisce la logica al surreale: “E’ chiaro che il pensiero dà fastidio, anche se chi pensa è muto come un pesce... Chi comanda non è disposto a fare distinzioni poetiche, il pensiero come l’oceano non lo puoi bloccare, non lo puoi recintare, così stanno bruciando il mare, così stanno uccidendo il mare, così stanno umiliando il mare, così stanno piegando il mare. Com’è profondo il mare è una canzone del 1977. Nel 1978 il popolo italiano assisterà inerme all’omicidio di Aldo Moro e la sua scorta, la soppressione di Peppino Impastato, nel 1980 la strage di Bologna, Ustica e le altre stragi di stato, l'eliminazione del giudice Falcone e della sua scorta, del giudice Borsellino e della sua scorta…. e tanti tanti tanti altri nefasti accadimenti creati per piegare il nostro pensiero, umiliare la nostra dignità, uccidere i nostri sogni, bruciare il nostro futuro, annebbiare la visione comune di un’Italia più seria, equa, giusta, pronta ad affrontare i cambiamenti e ad accettare nuove sfide.
Forse c’è qualcuno che vuole devastare le nostre vite? E chi?
A domande così complesse, Bob Dylan risponderebbe con “Don’t ask me nothing about nothing, I just might tell you the truth”, cioè “Non chiedermi niente di niente, potrei dirti la verità”.
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Considerato l'incessante pullulare di fustigatori del pensiero, sempre pronti a stigmatizzare - anche con toni e modi violenti - chi rivendica la libertà di pensiero, probabilmente è meglio operare più o meno sottotraccia per conquistare e condividere una più elevata consapevolezza della complessità in cui siamo immersi.
Lucio era un artista e un compositore serio. Era un cantante unico. Lucio sapeva. Era un genio visionario. E ci ha cantato tante verità.
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